martedì 19 maggio 2009

martedì 12 maggio 2009

Intervista a Leone Frollo il maestro di Rialto, a cura della redazione di [nu]

Le erotiche chine del Maestro di Rialto
Incontro con Leone FrolloAbbiamo incontrato Leone Frollo nel suo studio, a Rialto (Venezia), in occasione dell’uscita del volume I Signori della Notte e altre storie.

Come affermi nel testo che hai scritto in apertura del volume, qui ci sono tutte le tavole che hai disegnato a china... Per esempio, sfogliando il libro si trovano le storie realizzate per Glittering Images, anche su indicazioni e testi di Stefano Piselli e Riccardo Morrocchi...
Sono racconti brevi, a volte brevissimi e, direi, particolarmente curati, ai quali ho lavorato in assoluta libertà di tempo. Si ispiravano agli argomenti dei vari numeri della pubblicazione Diva: dalle case chiuse, ai feticismi, all’erotismo nel cinema visto sotto varie angolazioni... Gli argomenti erano stimolanti e potevo lavorare bene sul segno e sulle immagini.

Realizzare un lavoro a china è laborioso, questo ce lo hai confessato più volte. E qui, tranne qualche sporadico inserimento di vignette a matita, prevale l’uso del pennino e del pennello...
Con il pennino devi avere la mano molto ferma per tenere un tratto continuo. Il pennello è più facile, si lascia domare meglio... Il pennino, usato bene ti dà soddisfazioni, soprattutto per le cose molto piccole. Ho fatto anche esperimenti con segni variamente tracciati... Per esempio, il disegno che appare come frontespizio al primo racconto del libro l’ho realizzato usando il pennino per un tratteggio simile a quello delle illustrazioni del primo Novecento o di fine Ottocento, come i disegni dell’americano Dana Gibson.

Il tuo erotismo ha tratti “fuori del tempo” e comunque quasi sempre calati in un primo Novecento dove metti in scena situazioni piccanti. Situazioni piuttosto varie...
Soprattutto in Mona Street, dove ci sono buona parte dei gusti erotici maschili... E anche delle donne, credo. Partendo dal feticismo per tette e culo... Poi la lingerie, le calze... E i piedi, il bondage. In questo volume c’è anche il personaggio masochista, un imprenditore dominato dalla sua impiegata, nelle storie di Peggy’s dirty games che sono apparse su Playmen comix.

Il fumetto più lungo è quello che dà il titolo al volume...
I Signori della Notte è un lungo racconto che vede il mio personaggio, Mona Street, in azione a Venezia...Era stato pubblicato a suo tempo da Glamour International Production di Antonio Vianovi. Un fumetto che mi è costato una certa fatica, specie per stendere la trama. Non essendo un romanziere, ho dovuto lavorarci parecchio. Alla fine sono stato soddisfatto per come mi è riuscito far combaciare certi elementi narrativi, e per gli incastri della storia.

Venezia appare ampiamente nel racconto I Signori della Notte ma è presente anche in altre storie. Tu e Hugo Pratt siete probabilmente i due veneziani eminenti del fumetto, quelli che più di altri hanno messo i luoghi e le atmosfere della Serenissima nelle loro storie a fumetti.
Credo di aver reso una Venezia reale, vista da un veneziano. Come ha fatto Hugo Pratt del resto... Non la Venezia dei monumenti da cartolina, ma quella dei palazzi minori, delle “fondamente”, dei campielli fuori dai giri turistici. I personaggi de I Signori della Notte hanno anche i vizi storici dei veneziani: dai notabili che puniscono le donne più avvenenti, ai gondolieri con tratti, modi e linguaggio un tantino grossolani... pur essendo persone di buon cuore.Al di là di questo racconto, c’è Per chi suona la Carampana su testo di Claudio Dell’Orso che firma con lo pseudonimo Ivanovich Koba... È una storia decisamente veneziana già nel calambour del titolo, che richiama la zona di Venezia dove nel Cinquecento c’erano i bordelli. Ma la città la si respira un po’ dappertutto. Anche Damsel in di stress è ambientata a Venezia, anche se la città appare in una sola vignetta.

Dicevamo di Mona Street...
Nel volume ci sono i quattro racconti a china di Mona Street... Lei è un po’ la vendicatrice del sesso femminile. È astuta... Passa per innocente, ma poi cerca con malizia situazioni dove gli altri approfittano di lei... Ma se le cerca per poi vendicarsi dei soprusi. Tende trappole ai maschi… Gli uomini vengono sempre castigati.

Ti riportiamo alcune domande dei curatori del sito www.mangaforever.net. Hanno avuto modo di vedere anche la nuova edizione da libreria di Casino e, in occasione dell’uscita di questo libro, hanno alcune cose da chiederti. Innanzi tutto, una considerazione: nel mondo del fumetto, negli ultimi vent’anni c’è stata una rivoluzione che si chiama manga. A quanti, in un primo tempo, pensavano a una moda passeggera i dati hanno dato torto. Quale può essere la causa di questa preferenza verso i manga da parte del pubblico più giovane?
Ho una teoria sui manga... Sicuramente non solo mia. Penso che i bambini, quando cominciano ad avere il desiderio di disegnare, possano trovare nei fumetti modelli di ispirazione. Una volta erano probabilmente i personaggi disneyani. Ma Paperino e Topolino sono difficili da copiare per un bambino. Mentre i classici stilemi dei disegni giapponesi (per lo meno alcuni giunti in Occidente negli anni Settanta), trovo siano molto più agevoli per un bambino... Sono più facili da apprendere. La forza dei manga sta in questa loro sinteticità di disegno, credo. Per questo hanno più successo.A parte quelli che disegnano... È chiaro che ciò che un bambino vede nella prima infanzia gli crea l’imprinting estetico, e la televisione è un mezzo potente e fondamentale della diffusione dei gusti popolari: il disegno giapponese è stato appreso da lì, dai bambini italiani. Così, alla fine, i disegni animati giapponesi e i manga hanno finito per influenzare anche la produzione Disney e parte degli altri fumetti, non solo italiani, credo.

C’è qualche autore di manga che trovi particolarmente interessante?
Non seguo molto i manga, che a volte mi sembrano un po’ tutti uguali, ma una volta a una mostra ho acquistato un fumetto fantasy davvero ben fatto e che mi pareva avere molte suggestioni prese dal fumetto occidentale. Era in giapponese, per cui non ho letto la storia, ma so che il titolo italiano è Bastard!! Ha dei mostri disegnati veramente bene. L’autore è uno che sa davvero disegnare.

Bastard!! è un titolo cult, sia in Giappone che in Italia, e ci sono molti altri autori abili come Kazushi Hagiwara in quel del Sol Levante...
Questo mi fa piacere. Bastard!! ha veramente un bel disegno... Ma poi ci sono manga come Akira che sono debitori ancor più al fumetto europeo.

Cambiando ambito, c’è tra i giovani autori del fumetto erotico italiano qualcuno che ha catturato la tua attenzione?
Non so se si possono definire anagraficamente “giovani autori”... Diciamo che negli ultimi dieci o quindici anni vedo con interesse solo Giovanna Casotto che ha una tecnica e un gusto meraviglioso nel disegnare. Ha cominciato subito benissimo perché anche i primi racconti pubblicati su Selen dimostrano che aveva già una splendida mano... E poi c’è Giuseppe Manunta, che fa cose che mi piacciono molto e anche con una grande tecnica... Gli altri che mi vengono in mente sono più “anziani”.

Hai citato due autori che si sono fatti le ossa sulle pagine del mensile Selen, una rivista che per molti versi è stata una fucina di potenziali talenti da metà degli anni Novanta. Forse l’ultima pubblicazione dove gli autori avessero possibilità di disegnare in maniera continuativa e dove una “regia” obbligasse anche a uno sforzo lavorativo. La cosa ci sembra importante: un autore per formarsi e maturare ha bisogno di disegnare e pubblicare nel tempo. Esperienze sporadiche non contano più di tanto. Tu cosa ne pensi, visto che per molti anni hai dovuto realizzare mensilmente fumetti di circa cento pagine?
Nel fumetto erotico, una volta c’era la produzione di Edifumetto, che pubblicava anche venti titoli al mese, quasi un’inflazione di albi che però fungevano anche da palestra per gli autori. Tra questa ventina di titoli, cinque erano magari realizzati da disegnatori di una certa abilità, gli altri erano dati a chiunque. Lì si sono fatti le ossa autori oggi di grande fama e stile, non molti per la verità, ma era una possibilità per chi voleva disegnare fumetti.Ricordo che la richiesta di “manodopera” era tale che l’editore Renzo Barbieri chiedeva anche a me se conoscevo qualcuno (che magari sapeva appena tenere in mano la matita) per metterlo al lavoro, per impiegarlo in quella gran mole di albi e riempire quei vuoti che permettevano di consegnare ai distributori quanto programmato.

Un’ultima curiosità sempre da mangaforever.net: considerata la tua lunga militanza nel fumetto, a quale lavoro sei più legato?
Sopra di tutto, probabilmente, metterei le storie di Mona Street. Il personaggio che mi ha impegnato di più e che ho inventato completamente: storie e disegni.Ma mi sento legato anche a tutti gli albi che ho disegnato per Edifumetto. Meno alle storie che ho fatto prima: i fumetti rosa per la Francia, quelli di guerra per l’Inghilterra, ecc. Ma quelli per Edifumetto li facevo con una certa facilità e mi sono sempre divertito.Comunque se dovessi pensare di riprendere qualcuno dei miei fumetti in futuro probabilmente farei ancora dei raccontini di Mona Street.

Potremmo quindi aspettarci qualche novità in merito?
Qualche racconto breve, forse.Venezia, marzo 2009.

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